Ecco perché Confestetica vuole che l’estetista sia professionista e non artigiano Venerdì scorso è cominciato il processo penale nei confronti di un massaggiatore riminese di 58 anni denunciato da alcuni clienti per aver effettuato massaggi fisioterapici senza essere abilitato alla professione. Nella fattispecie, il massaggiatore in questione non ha il diploma universitario di fisioterapista, né tantomeno è iscritto all’elenco dei fisioterapisti.

A seguito delle testimonianze dei clienti e dei volantini pubblicitari del massaggiatore, la Procura ha messo sotto processo il riminese per esercizio abusivo della professione fisioterapica, come previsto dall’articolo 348 del codice penale, fissando la prossima udienza per il 17 luglio nella quale deporranno anche sei testimoni. Questo episodio è la prova evidente di quanto sia più efficace ed immediata la possibilità di contrastare un abusivo quando quest’ultimo esercita illecitamente una professione riconosciuta rispetto ad un mestiere da artigiano, come è oggi l’estetista. Nel caso della professione fisioterapica, infatti, dopo la segnalazione dei clienti per la professione di massaggiatore non suffragata da diplomi e iscrizione all’elenco, è scattata subito l’ispezione da parte dei carabinieri dei Nas che hanno sequestrato ricevute fiscali e materiali pubblicitari. La stessa attività ispettiva e repressiva non può invece applicarsi ad un artigiano o ad un’estetista che esercita illecitamente il suo mestiere in casa perché questi non commettono alcuna violazione del codice penale, come nel caso del fisioterapista per l’articolo 348 c.p. e sono sanzionabili solo con esigue multe amministrative. Nonostante sia evidente il beneficio che la nostra categoria di estetisti possa trarre dal cambio di status da artigiano a professionista, iscritto ad un elenco nazionale, ai fini di un serio contrasto al dilagante abusivismo del settore, le associazioni Cna e Confartigianato continuano a snobbare e rifiutare questa evoluzione dell’estetista. Un’evoluzione, invece, richiesta a gran voce sia dal 96% degli estetisti sia da Confestetica che ha presentato a tal proposito due proposte di legge, la 3116 del 13 gennaio 2010 e la 3951 del 7 dicembre 2010, in discussione in Parlamento. Ci pare doveroso per una maggiore consapevolezza degli estetisti citare le dichiarazioni sul contrasto all’abusivismo fatte dalla presidente nazionale di Cna, Brigida Stomaci, nel corso della presentazione a Savona delle proposte di legge di Cna per il comparto estetico, completamente diverse da quelle di Confestetica. Alla domanda se sono previste sanzioni anche per i clienti delle abusive, la presidentessa Stomaci ha risposto: “Non mi piace vivere in uno Stato di polizia. Le abusive sono colpite direttamente con le multe e con il sequestro dell’attrezzatura”. Alla successiva obiezione: “Quindi, pensate di dissuadere le massaggiatrici cinesi in spiaggia con una multa che mai pagheranno e sequestrandole il boccettino dell’olio?”. Stomaci risponde: “Cosa vogliamo fare la spiaggia militarizzata? Vogliamo bacchettare la gente appena fa un passo? Per contrastare l’abusivismo dobbiamo lavorare su noi stessi. Migliorare il servizio e l’offerta per convincere i clienti che rivolgersi ad un professionista è più conveniente che andare da un’abusiva”. Quest’ultimo chiarimento ha suscitato anche un ironico brusio tra le estetiste presenti in sala. In conclusione, alla luce di tali dichiarazioni, Confestetica è convinta che CNA oltre a non volere che lo status di estetista si elevi alla condizione di professionista, non è neanche interessata a combattere il fenomeno dell’abusivismo che, senza alcun dubbio, nuoce non solo all’estetista, ma anche al cliente che rischia di diventare vittima indifesa di persone impreparate.