Che cos’è avvento in questi ultimi 21 anni nel settore dell’estetica? Come mai, ancora oggi all’estetista, che riveste un importantissimo ruolo sociale di cura del benessere pisco-fisico dei cittadini, non è riconosciuta la giusta dignità? Cosa si nasconde dietro al ritardo della professionalizzazione dell’estetista? L’estetica, un business da oltre 20 miliari di euro all’anno che fa sempre più gola a molti. Confestetica, da sempre portavoce delle esigenze di tutta la categoria degli estetisti e dei cittadini/clienti finali, da sempre in linea con i piani di sviluppo economico previsti dai documenti della Comunità Europea e con quelli riferiti alla tutela della salute pubblica come espresso nella Carta di Tallin del 2008 e nel Piano Sanitario Nazionale 2010-2013 (PSN), nelle richieste del Ministero della Salute e del suo organo consultivo, Consiglio Superiore di Sanità (CSS), ha scritto un libro raccontando cosa è accaduto nell’ultimo ventennio in relazione alle mancate occasioni di crescita socio-economico-culturale delle estetiste, causate da pochi burocrati a vantaggio dei personali interessi. Dall’emanazione della legge 1/90 moltissime cose sono cambiate nel settore, il profilo dell’estetista è cambiato, si è evoluto, per meglio adattarsi ai cambiamenti occorsi al profilo dei clienti finali. “Domanda di bellezza” ed “offerta di bellezza” si sono influenzate vicendevolmente per raggiungere un nuovo punto di equilibrio; purtroppo però, se il cliente finale è stimolato nell’affinare le proprie richieste, anche su base dei modelli di bellezza veicolati dai new media, all’estetista non è stato mai dato modo di crescere davvero e di vivere con piena dignità e libertà la propria professione. Una legge ormai vecchia, la 1/90 appunto, si propone ogni giorno come un macigno sulla testa di chi quotidianamente “coccola” i propri clienti, insegnando loro la cura di se stessi e aiutandoli nel difficilissimo percorso di accettazione del sé attraverso l’eliminazione e/o l’attenuazione di inestetismi a volte socialmente invalidati. Come noto i problemi che devastano il settore sono tantissimi e, benché i disegni di legge di Confestetica (3116 e 3951) abbiano avanzato delle concrete soluzioni, i legislatori del comitato ristretto della X Commissione Parlamentare chiudono ancora gli occhi sui disagi, ignorando i disegni di legge di cui sopra e lasciando che il settore non evolva mai. Nel libro scritto da Confestetica si parla ovviamente di quanto sia necessario oggi puntare alla professionalizzazione dell’estetista ed alla inclusione nelle professioni sanitarie. Si fa un excursus storico dei vari pareri espressi dal CSS, dal 1994 fino ad oggi, interpellato in sede di definizione delle schede tecnico-dinamiche dei macchinari altamente tecnologici ad uso estetico per giungere poi all’emanazione del Decreto interministeriale n.110/2011 che ha cancellato 20 anni di evoluzione tecnologica, messo in ginocchio il settore estetico e non ha tenuto conto di nessuno degli ammonimenti fatti dal CSS e dal Ministero della Salute circa la necessità di alta formazione per l’estetista o quella di ricomprenderla nelle figure sanitarie. Si fa un’indagine sulle soluzioni proposte da Confestetica per risolvere le principali piaghe del settore estetico (soluzioni che incontrano il favore sia dalle estetiste che dei cittadini/clienti finali). Confestetica pone domande per capire come mai, se tutta la storia del settore estetico degli ultimi 21 anni va con fiducia verso la professionalizzazione dell’estetista, le associazioni artigiane continuino non solo a remare contro tale interesse di rilevanza nazionale, ma trovino appoggio anche nel favore di alcuni parlamentari che costituiscono il comitato ristretto della X Commissione. Molti sono gli interessi che si nascondono dietro al grande business che genera ogni anno il settore estetico pari a 20 miliardi di euro e poche sono le persone che fino ad ora hanno goduto del grande giro di affari di cui sopra. A quanto pare i conti non tornano proprio: un comparto di oltre 100 mila operatori che muove quotidianamente i fili del benessere italiano, non riesce a svestire i panni ormai stretti e logori di artigiano per vestire quelli più calzanti e comodi del professionista. “Estetista: storia e cause di una mancata professionalizzazione. Gli interessi di pochi burocrati impediscono l’evolversi di questa figura” è il libro che il settore aspettava per aprire finalmente gli occhi su tutto quello che si nasconde intorno e dentro l’istituto della “custode della bellezza”. Scarica versione PDF >>