SOTTO_IL_SEGNO_DELLA_BILANCIA_cover_LOW_stampa-200x200“A lei devo un piacevolissimo sentimento di rispetto e accettazione del mio corpo. Lei ha rivoluzionato il mio modo di vedermi,ha caricato la mia autostima di mille punti di qualità!”

 Il buon Fabio di Striscia la Notizia, (Fabio De Nunzio) l’amico inseparabile di Mingo, così parla della sua estetista, nel libro appena uscito dal titolo “SOTTO IL SEGNO DELLA BILANCIA” di Alberti Editore. Il libro tratta il tema dell’obesità, problema importante della nostra società. Il Buon Fabio, racconta la sua vita da cicciottello, di come affronti la sua vita quotidiana e di tutti gli accorgimenti che deve adottare chi è in sovrappeso, in un mondo che non gli si adatta facilmente perché costruito a misura di magro. Fabio fa capire cosa significhi per un oversize salire su un autobus affollato, entrare nel box di ingresso alla banca, oppure  accomodarsi al cinema, o alle sedie dei fast food che hanno i tavolini ancorati.  Anche se i racconti del libro sono accompagnati costantemente da ironia e da un forte senso dell’umorismo, non viene meno il tema importante dell’obesità come condizione complessa, con molteplici sfaccettature, con enormi fattori di rischio come problemi di autocontrollo,  di volontà, di alterata regolazione dell’appetito e del metabolismo.

Perché questa attenzione, verso il libro del buon Fabio?

Ho intenzione di parlare del Sig.De Nunzio, chiamandolo amichevolmente Fabione, o come lo conosciamo tutti il buon Fabio, perché lui per primo, in un capitolo di questo libro parla dell’estetista, evidenziandone delle caratteristiche che pochi fino ad ora hanno compreso, e che fanno concepire questa  figura in un ruolo che va oltre la mera esecutrice di trattamenti estetici o di “estetica effimera”. Egli parla della sua estetista Anna Chiaratti, nostra collega, ma nelle sue parole, ognuna di noi, potrà vedere se stessa.

Fabione è l’unica persona, che è stata in grado di descrivere quello che è realmente ,oggi, l’estetista. L’unico giornalista e scrittore che ha portato fuori dalle mura del centro estetico il vero ruolo professionale e , se vogliamo anche sociale, dell’estetista. Il buon Fabio dice in un passaggio del libro, riferendosi alla sua estetista: “ Lei trova sempre il modo di sottolineare il meglio di me, tirando fuori qualità che credevo smarrite nel perimetro del mio bel corpone. Mi ha insegnato a volermi bene a coccolarmi e a intraprendere con decisione la strada del dimagrimento, ma senza forzature, senza strapazzi.”

In questa descrizione, care colleghe, non vi sentite anche voi un po’ l’estetista di Fabione? Le emozioni che il buon Fabio ci descrive e che ha vissuto sulla sua pelle, sono il miracolo che ogni estetista compie ogni giorno con il suo lavoro: rendere consapevoli i clienti di quanto buono e bello ci sia in ognuno di essi, al di là dell’aspetto fisico.

Non strappiamo semplicemente peli,  non massaggiamo superficialmente corpi, non limiamo distrattamente unghie; entriamo con discrezione nell’intimità più segreta delle persone, là dove nessuno può entrare. E’ la nostra grande sensibilità che ci permette di farlo, è la nostra profonda conoscenza delle persone che ci aiuta a capire e a tirare fuori il meglio da esse. L’unica figura,  e ripeto l’unica, che riesce, con naturalezza e senza forzature, ad invadere quella sfera personale più intima  delle persone, senza creare disagi,  tanto da riuscire a lavorare sulla parte esteriore del corpo e contemporaneamente  nella sua interiorità fino ad indurre le persone  ad una consapevolezza di sé, all’ottimismo e all’accettazione. Questa è la grande e naturale capacità dell’estetista, data dalla sensibilità, che le è propria, e la conoscenza delle persone dovuta all’esperienza. Se questa conoscenza avesse, oggi, la possibilità di essere alimentata anche da una corretta formazione, l’estetista potrebbe andare incontro ad una crescita professionale senza precedenti.

Ecco perché mi arrabbio quando ci classificano e ci chiamano ARTIGIANE, come se lavorassimo su corpi inanimati! Potreste considerare il buon Fabio un corpo inanimato, dopo la descrizione delle sue emozioni? Le emozioni che la sua estetista gli ha trasmesso?

PSICHE e SOMA, mente e corpo. Di questo si occupa l’estetista, e lo fa con grande cura, attenzione, dedizione e professionalità!  Che nessun autorevole personaggio salti ora su dalla sedia per quello che ho detto. Che, l’estetista, lavorando su un corpo, riesca anche a placare, cullare e rasserenare le menti è un dato di fatto. E’ un dato di fatto, che, creando benessere su un corpo, si riescano a ridurre i livelli di stress,  si aumenti il livello di ottimismo  e si migliori di conseguenza il senso di benessere generale. Questo lo dice anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità e  lo dimostrano Stati come l’America, l’Inghilterra, la Francia, la Polonia, la Finlandia e tanti altri, che, applicando le indicazioni fornite dall’OMS,  creano aree benessere sui posti di lavoro o negli ospedali, incentivano i servizi di spa e centri benessere persino all’interno di ogni condominio, come in Finlandia ad esempio. In Francia esiste la specializzazione di psico-estetista, che lavora negli ospedali, nelle carceri, nei consultori.

Così, mentre in Italia si creano Decreti e si fissano paletti sul lavoro dell’estetista, gli altri Stati elevano e fanno crescere questa figura, formandola, investendo su di essa e riconoscendone il suo importante ruolo sociale. Come sempre abbiamo ancora una volta qualcosa da invidiare agli altri! In Polonia, in Russia, l’estetista prima della sua specializzazione studia per due anni medicina. In Italia? In Italia nella maggior parte delle scuole di estetica, per fare numero e ottenere iscrizioni, al fine di ottenere finanziamenti della comunità europea e regionali,  si reclutano anche persone con problematiche psicologiche, disagi sociali, handicap. Persone che, (e questa non è discriminazione) non saranno mai in grado di svolgere questo tipo di lavoro, proprio perché non si lavora su corpi inanimati. In Italia per diventare estetista si seguono, nella maggior parte dei casi, corsi di bassissimo livello, con piani di studio risalenti al 1990, con docenti non idonei all’insegnamento e spesso non competenti nella materia di insegnamento. Spesso i docenti sono proprietari di aziende del settore estetico che invece di formare studenti modello si crescono e assicurano  clienti per il futuro. Nelle scuole italiane la tecnologia più avanzata, come materia di insegnamento, è un vaporizzatore o un elettrostimolatore dell’età Borbonica. Mi chiedo si può far crescere una professione in questo modo? O meglio, la domanda più appropriata è questa: si vuole fare crescere questa figura? O fa comodo tenerla ignorante?...

Proprio questo è uno dei motivi della proposta di legge di Confestetica, la 3116 che prevede come requisito fondamentale il diploma di maturità per poter accedere alla scuola di estetica, così almeno il livello delle docenze e dei programmi di studio si innalzerebbero forzatamente, poiché ci si troverebbe di fronte a studenti con un livello culturale e una maturità decisionale più importante rispetto agli studenti della scuola dell’obbligo,ancora troppo piccoli e perciò immaturi e non ancora sufficientemente formati culturalmente.

Da questa impellente necessità di formazione e istruzione affonda le sue radici anche il motivo dell’opposizione al decreto 110/11 che Confestetica ha chiesto al Tar del Lazio, ed ora al Consiglio di Stato. L’eventuale sospensione di tale decreto, a questo punto, ad opera del Consiglio di Stato, non sarebbe per Confestetica, un punto di arrivo, ma un punto di partenza, in quanto lo scopo della nostra associazione è riuscire a creare dei piani di formazione che abilitino gli operatori del settore all’utilizzo di tutte le apparecchiature estetiche che vengono immesse sul mercato. Questo darebbe l’opportunità a chi ha desiderio di far crescere la propria azienda di farlo senza incorrere in limiti e sbarramenti a causa di freni legislativi, come può esserlo un elenco ristretto di apparecchiature dettato da un decreto. Confestetica è per l’apertura, la crescita e lo sviluppo conseguente all’acquisizione di determinati requisiti. Le altre associazioni, come Confartigianata e CNA, invece, sono più tradizionaliste, sono meno aperte alle innovazioni e alla crescita professionale ed è dimostra il fatto che vogliono a tutti i costi il  Decreto 110/11.

FAPIB, l’associazione dei produttori, ugualmente non fa gli interessi dell’estetista e non potrebbe, naturalmente, perché ad essa interessano esclusivamente i produttori.

I Ministeri, sia dello Sviluppo Economico, che della Salute, a quanto pare, fino ad ora non hanno dedicato particolare attenzione a questo settore. Anzi, con l’emanazione del Decreto 110/11 e con l’insindacabilità dello stesso, hanno solo contribuito ad arrestare  il naturale sviluppo del settore. Da quando è stato emanato il Decreto ci siamo riuniti tutti i mesi, presso il Ministero dello Sviluppo Economico per discutere e decidere sulle tecnologie da inserire nell’elenco. Ad oggi, dopo un  anno e mezzo, di viaggi, spese, discussioni e malumori, non si è concluso assolutamente niente, nessuna nuova tecnologia è stata inserita, nessuna integrazione è stata fatta, si è solo discusso del dermopigmentatore della Sig.ra Brigida Stomaci che lo vuole nell’elenco, come se tutte le estetiste fossero interessate al trucco semipermanente, quando poi abbiamo difficoltà anche con un semplice scalda cera o una termocoperta.  La Sig.ra  Brigida Stomaci fa parte di CNA, e le Caste sono privilegiate anche nel nostro settore.

Signori, SIC STANTIBUS REBUS, direbbero i latini, così stanno le cose!  La vera regola certa in Italia è: “MANTENIAMO IGNORANTI E DIVISE LE PERSONE , PERCHE’ ABBIAMO PIU’ FACILITA’ A GOVERNARE COME E’ PIU’ UTILE PER I NOSTRI INTERESSI”!

E Fabione? No, non mi sono dimenticata di lui! E’ grazie a lui che ho trovato ancora una volta la forza per andare avanti e combattere per il riconoscimento dei nostri diritti. Fin quando ci sarà anche una sola persona come il Buon Fabio che pensa queste cose bellissime dell’estetista, vale la pena lottare.