lo scatto di caterina balivoRimini 9 giugno 2016 Siamo arrivati alle battute finali prima della sentenza, che vede come imputata la conduttrice Caterina Balivo nel processo per diffamazione aggravata che, nel marzo del 2009, durante una puntata di Porta a Porta di Bruno Vespa, aveva espresso opinioni ritenute lesive dalla categoria delle estetiste e dalla Procura di Rimini. La Balivo, a Rimini imputata per diffamazione aggravata, dopo la denuncia presentata da Confestetica, per le dichiarazioni fatte dalla conduttrice nel corso di una puntata di Porta a Porta, dove aveva affermato che tutte, quasi tutte le estetiste fanno uso di siringhe,. Ecco cosa è stato detto in quella trasmissione del 2009:
> Bruno Vespa chiede a Elsa Forte, rappresentante delle estetiste: “ma voi la siringa la usate?” > Elsa Forte: “no, noi non possiamo, la nostra legge non… noi non possiamo fare niente” > Bruno Vespa: “allora, diciamo che non dovreste usarle…” > Caterina Balivo: “no la usano, la usano, eccome, le vedo che la usano… io le vedo che la usano” alzando la voce. > Bruno Vespa: “alzi la mano chi conosce casi di estetiste…” > Caterina Balivo (interrompendo ulteriormente la domanda di Vespa): “ma tutte, quasi tutte… io le vedo…” > Francesca Martini Sottosegretario al Ministero della Salute “esercizio abusivo della professione medica, questo va detto che è un reato sanzionato …
La conduttrice Caterina Balivo, in aula, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Rimini si è difesa sostenendo che non stava parlando delle estetiste ma delle donne che si fanno ritoccare. (SIC!) "Si parlava di bellezza femminile – dice Caterina Balivo - ed ero stata invitata perché conduco un programma 'Detto Fatto' sulla Rai che si avvale di esperti in diversi campi”. Settore estetico compreso. Come poteva Catrina Balivo essere stata invitata a Porta a Porta nel 2009 in qualità di conduttrice della trasmissione DETTO FATTO, se questa trasmissione televisiva è iniziata ben 4 anni dopo, ovvero il 18 marzo 2013? Finita l’udienza, il giudice stava decidendo la data del rinvio, 7 ottobre 2016, dove è attesa la sentenza, quando la Balivo si è accorta che sulla soglia dell’aula un fotografo la stava immortalando. Sul momento sembrava che l’avesse presa sportivamente, ma poi è successo il finimondo. Si è lanciata verso la porta, l’ha afferrato per un braccio e ha cercato di trascinarlo in aula con la forza. Il tira e molla è andato avanti per un po’, fino a quando non è intervenuto il giudice a riportare la calma. Quindi se n’è andata scortata dal suo avvocato. Una scena a cui hanno assistito decine di persone che ieri affollavano il tribunale di Rimini. «A udienza finita mi sono affacciato all'entrata dell’aula – racconta il fotografo Manuel Migliorini, collaboratore del Resto del Carlino – lei si è girata verso di me, ha sorriso e ha salutato con la mano in maniera amichevole. Io ho fatto un cenno per ringraziarla, poi ho fatto un passo indietro spostandomi nel corridoio. All'improvviso ha cambiato umore, prima mi ha afferrato per un braccio e poi l’obiettivo, voleva strapparmelo. Io non ho reagito in alcun modo, ho solo cercato di salvare la macchina fotografica. lo scatto di caterina balivo2 Un comportamento incomprensibile». Il giudice ha fatto identificare il fotografo che poi ha presentato denuncia ai carabinieri. Nei giorni successivi: «Sono io la vittima dell’aggressione in tribunale» CATERINA Balivo si difende e affida a un comunicato la sua versione dei fatti, relativa all'aggressione nei confronti di un fotografo: «E’ doveroso fare chiarezza – dice la conduttrice – riguardo alle notizie sul mio conto riportate da alcune testate giornalistiche, riguardo a quanto è accaduto durante l’udienza presso il Tribunale di Rimini. A udienza terminata un fotografo di una testata locale ha scattato alcune foto alla mia persona senza consenso né mio né del giudice che nella stessa sede ha vietato le foto. Ho reagito tentando di prendere la macchina fotografica all'operatore e chiedendo al giudice di vedere le immagini. Il giudice ha fatto identificare il fotografo che poi ha presentato denuncia ai carabinieri. Questo è quanto è accaduto che attesta come in questa situazione sono stata io vittima dell’aggressione e non viceversa, tenendo anche in considerazione la stazza dell’uomo. Io sono stata spinta con violenza contro la parete dell’aula, ragione per cui il fotografo è stato identificato dai carabinieri su ordine del giudice. Alla luce di tutto questo ho deciso di sporgere denuncia per tutelare i miei diritti»