giorello_h_partbAntonio Stocchi, professione acconciatore, e Brigida Stomaci, professione truccatrice, stanno tentando di modificare la storica legge 4 gennaio 1990 n. 1 che da ben 27 anni regolamenta la nostra attività. Un acconciatore, una truccatrice “estetista per caso”, con 4 comari e 2 burocrati, stanno provando a togliere l’identità e la dignità alle oltre 100.000 estetiste italiane sollevando dei falsi problemi alle istituzioni per trarne un comodo vantaggio esclusivo per il proprio sindacato. Vi piace vincere facile, eh? È appunto dal 1990 che l’estetista ha la sua legge precisa ed è proprio grazie a questa regolamentazione fatta 27 anni fa, che la nostra categoria ha acquisito identità, dignità e, soprattutto, grande professionalità. Perché distruggere un percorso così lungo e intenso per creare confusione inutile e anzi dannosa? Il settore dell’estetica conta oltre 100.000 estetiste, di cui 61.000 occupate nei 33.000 centri estetici che ogni giorno eseguono oltre 400.000 trattamenti superando i 100.000.000 l’anno. Un settore che, anno dopo anno, è diventato sempre più importante, rappresentando un riferimento sociale molto forte. Certo, dati i costanti cambiamenti che viviamo ogni giorno in estetica, è indubbio che una legge di quasi 30 anni debba essere rivisita e adeguata alle problematiche attuali, ma a patto che risolva problemi esistenti e che, soprattutto, sia un effettivo vantaggio per le estetiste e per le loro clienti, rivelandosi un miglioramento per la categoria e per il settore, non un colpo basso. L’estetista ogni giorno va a lavorare per rendere le italiane e gli italiani più belli, si aggiorna autonomamente, come fanno poche categorie lavorative e si confronta con le novità che il settore le propone in modo costante, motivata dalla grande passione che la spinge a esercitare questa professione. Ma, ovviamente, chi vuole coltivare il proprio orticello non può presentare questa realtà e presenta alle istituzioni un quadro distorto delle cose, sostenendo che TUTTA la categoria VUOLE più corsi erogati dai sindacati insieme all’introduzione di figure intermedie come il tecnico delle unghie, il truccatore, il tatuatore o il piercer. Secondo voi quale estetista e quali consumatori sani di mente vorrebbero l’introduzione di figure ibride, altre categorie di tecnici, che possono fare quello che fa lei, con meno ore di corso e decisamente meno esperienza? Esatto, nessuna. Piercer e tatuatori appartengono a un mondo altro, un universo che raramente va a incrociare quello dei nostri centri estetici. Perché infilarli nella nostra legge e dargli la possibilità di fare il nostro lavoro con corsi che hanno un numero di ore decisamente inferiore ai 3 anni che abbiamo dovuto fare noi? Perché un sindacato dovrebbe fare questo alla categoria di cui dice di rappresentare gli interessi e ai nostri clienti? Perché, appunto, non sono gli interessi delle estetiste quelli per cui si combatte e tantomeno quelli dei clienti: la modifica della legge del 1990 che loro vorrebbero, prevede che, dopo poche ore di corso organizzato dai soliti noti, (ovvero loro stessi) tutti, ma proprio tutti, possano diventare concorrenti dell’estetista. Ditemi davvero quale estetista che tiene al suo lavoro potrebbe sostenere una simile modifica? Cosa raccontiamo, quindi, all’estetista e, soprattutto, ai consumatori? L’estetista che oggi si fa 3 anni di corso, una marea di corsi di aggiornamento dovrà convivere in un mercato dove le concorrenti, con poche ore di corso, potranno fare il suo stesso lavoro e mettere in pericolo quanto faticosamente costruito a suon di sacrifici. In più, come faranno i consumatore ad orientarsi in questa giungla? La beffa è che sostengono di voler migliorare la legge dell’estetista e di combattere l’abusivismo inserendo sul mercato figure che nulla hanno a che vedere con l’estetista. Pare che tutti, tranne i sindacati, sappiano che il tatuatore svolge un lavoro totalmente diverso dall’estetista e su clienti totalmente differenti da un’estetista. Basta guardare le differenze fra un centro estetico ed un centro tatoo. Già è assurdo che lo si voglia accomunare alla nostra categoria, ma è ancora più assurdo in quanto la figura del tatuatore è già normata a livello regionale. Sostengono che una tecnica delle unghie sia da paragonare all’estetista e che le bastino 300 ore di corso per poter fare quello che facciamo noi. Così per il piercer e per il truccatore. Il punto è che si vuole arrivare a frammentare e polverizzare la categoria dell’estetista a pannaggio esclusivo dei sindacati che avranno nuove tessere e nuovi servizi da erogare (buste paga, contabilità ecc). Queste persone hanno voluto presentare alle istituzioni un mondo che non conoscono e che non gli appartiene, un mondo che non esiste. Hanno detto che l’estetista e il truccatore sono la stessa cosa, hanno detto che il tatuatore e l’estetista sono uguali, che il piercer e l’estetista fanno lo stesso lavoro e che tra l’onicotecnica e l’estetista non vi è alcuna differenza. Su questi falsi argomenti hanno convinto quel povero deputato Marco Donati che, dopo avergli creduto in quanto non addetto ai lavori, ha anche presentato un progetto di legge totalmente sballato. Non poteva essere diversamente, visto che questi dinosauri non conoscono nulla dell’estetica. Parlano, parlano e dicono di rappresentare la categoria, ma di fatto rappresentano tutti (come truccatori, pircer e tatuatori) tranne l’estetista. Non si può essere un sindacato quando si coltivano soltanto i propri interessi e non quelli della collettività. Chi agisce così non lavora per noi, ma, anzi, tradisce chi aveva riposto fiducia in loro. Una pugnalata alle spalle da chi, invece, dovrebbe proteggerti. A quanto pare in Italia funziona così: se un sindacalista e 2 burocrati sono amici di un deputato possono presentare un disegno di legge in nome della categoria che dicono di rappresentare, per normarne meglio gli interessi. Un modus operandi poco ortodosso, ma che potrebbe anche starci. Ma se quel disegno di legge che il sindacalista chiede di presentare all’amico parlamentare, anziché normare gli interessi di una categoria, norma gli interessi del sindacato e non quelli generali della categoria, c’è DECISAMENTE qualcosa che non funziona. Se poi la legge in questione va a peggiorare la situazione della categoria creando danni a tutto il comparto, beh allora ci vuole una rivoluzione totale. Avrai sicuramente capito di chi stiamo parlando: CNA Benessere è un sindacato che, come tutti quelli del settore sanno che per sostenersi fornisce servizi alle imprese artigiane, come ad esempio l’elaborazione delle buste paghe, la gestione della contabilità, l’erogazione di corsi, e tanto altro. Filippo D'Andrea, altro sindacalista della CNA dice al politico: “Abbiamo raccolto, diciamo così, le richieste della categoria in decine e decine di assemblee sul territorio e quindi poi quello che le abbiamo trasferito è il frutto di quello che la categoria sente maggiormente.” D'Andrea prosegue dicendo – che “le estetiste vogliono più corsi da CNA.” Queste affermazioni sono fantascienza e ben lontane dalla realtà dei fatti. Se fosse un film sarebbe di sicuro Jurassic Park, dove CNA fa il ruolo del brontosauro. Questi dinosauri si rendono conto che siamo nel 2017, l’era social, dove le persone comunicano alla velocità della luce e le informazioni viaggiano velocissime e per mostrarsi al passo con i tempi, hanno aperto un gruppo su Facebook e lo hanno chiamato “professione estetiste”. Conta 9.000 iscritti circa ma i membri, che dovrebbero essere estetiste (che sono effettivamente qualche decina), sono, invece, benzinai, impiegati delle poste, podologi, muratori, elettricisti, falegnami, dipendenti della CNA stessa. Insomma, un vero minestrone. Non ci vuole troppo buon senso per capire che se vuoi rappresentare una categoria, devi avere i consensi. Se nel tuo gruppo trovo tutto tranne che le estetiste che vorresti rappresentare è chiaro che il consenso che vanti di avere sia immaginario e inesistente. Lo scopo di un gruppo Facebook, come ben sai, è anche quello di informare i suoi membri di novità ed eventi importanti per loro. Beh, CNA non ha mai parlato nel gruppo (espressione di trasparenza e democrazia) della sua intenzione di modificare la legge 1/90. Cosa, che avrebbero potuto fare, proprio per coinvolgere la categoria (se nel gruppo fosse stata presente). La truccatrice, ovvero colei che amministra il gruppo, non è seguita da nessuno. Brigida, ti faccio un appello da persona che ha a cuore questa professione: se hai ancora un briciolo di dignità, dimettiti all’istante, oppure resta, ma non dire di rappresentare le estetiste, perché di fatto non rappresenti proprio nessuna di loro. L’associazione che davvero conta lo dimostra ogni giorno sia sul campo che sui social, alimentando una sana vita associativa con oltre 10.500 estetiste, che interagiscono tra loro costantemente con migliaia di commenti, costruendo un dialogo con l’associazione di riferimento, che non è certo CNA. Da qui nasce il difetto di rappresentanza, perché questo sindacato, praticamente allo sbando, pensa di rappresentare la categoria senza avere mai avuto né consensi, né legittimazione. Essere un sindacato non vuol dire fare solo corsi sulla sicurezza sul lavoro o tenere la contabilità: significa metterci la faccia quando serve e capire i bisogni di tutta la categoria per portare avanti processi e percorsi che ne migliorino la condizione. Erogare una tessera sconto non ti rende il rappresentante di qualcuno e fare i propri interessi a discapito del settore di cui pensi di essere la voce, ti rende il contrario di un sindacato. Nel 2017 i mezzi per informarsi sono ovunque. Un politico che vuole portare avanti una riforma e non conosce il settore di riferimento, se davvero spinto dal desiderio di fare gli interessi della collettività, facendo un giro sui social riesce a capire in un secondo chi rappresenta davvero una categoria. Tradotto: se c’è un sindacato storico che ha un gruppo di appartenenti alla propria categoria su Facebook, ma non ha alcuna attività tra gli iscritti e, addirittura, non riscuote alcun consenso, il politico non deve tener conto delle balle che questo gli racconta. L’autoreferenzialità e l’arroganza di questi sindacati traggono in inganno i parlamentari e le istituzioni che ancora li ascoltano e dall’altra danneggiano il tessuto sociale ed economico di questo paese. Fanno riferimento esclusivamente a sé stessi trascurando e perdendo ogni rapporto con la realtà esterna e la complessità dei problemi cha la caratterizzano, fingendo di rappresentare una categoria per ottenere solo ed esclusivamente leggi che li aiutino economicamente. Con l’aiuto del politico in buona fede, infatti, tentano di far passare delle leggi che obblighino gli artigiani a fare dei corsi che le società di servizi del sindacato stesso offriranno a pagamento. È davvero questo ciò di cui ha assolutamente bisogno l’estetista oggi? Qui si vuol far passare un concetto che di fatto non esiste: si vuole dire che la legge dell’estetica non funziona e deve essere riammodernata solo perché non comprende tatuatori, piercer, truccatori e onicotecnici. L’estetista, oggi, e proprio con questa legge, è già in possesso di tutti i requisiti per poter svolgere il suo lavoro seriamente. Ma allora perché vogliono modificare questa legge dell’estetica a nostra insaputa? Semplice: affinché tutte queste figure con un piccolo corso a pagamento di 300 e di 600 ore proprio da loro possano fare tutto quello che fa l’estetista che invece ha studiato per tre anni. Spiegatemi quale sarebbe il vantaggio dell’estetista! Non c’è, non esiste! Esiste solo che se passasse questa legge, l’estetista si troverebbe dei nuovi concorrenti, che con 300 ore di corso faranno le stesse cose che fa lei dopo 3 anni di scuola e tanti soldi spesi. Questo sindacato non può rappresentare le estetiste contro la volontà delle estetiste stesse. Io c’ero al Ministero dello Sviluppo Economico quando si stava discutendo del nuovo decreto delle apparecchiature: è proprio qui che il funzionario del ministero ha letto una lettera dei podologi in cui si chiedeva espressamente che le lame per la pedicure non dovessero essere utilizzate dall’estetista. Noi ci siamo opposti con tutte le nostre forze. CNA ha taciuto. Perché? Forse rappresenta solo i podologi? Il sindacato CNA dice di rappresentare gli estetisti, ma di fatto, in quella circostanza ha rappresentato concretamente solo i podologi: dopo quella lettera ci hanno tolto i ferri del mestiere dalle mani. Oggi, infatti, per decreto l’estetista non può usare le sgorbie perché i podologi hanno chiesto al Ministero (con l’avallo di CNA), di togliere le lame per la pedicure a una professionista che le ha sempre legittimante usate per 27 anni. Noi abbiamo fatto ricorso al Consiglio di Stato che ci ha dato ragione una prima volta e la battaglia va avanti. ORA PERò è IL MOMENTO DI DIRE BASTA. Questi sindacati devono scomparire dalla rappresentanza istituzionale degli estetisti italiani. Non si possono portare istanze in nome e per conto dell’estetista senza avere nessun consenso. Un rappresentante VERO di una categoria non può portare le istanze degli estetisti senza conoscerne i veri bisogni. E tu estetista, devi comprendere che essere rappresentati correttamente verso le istituzioni è vitale per te! Diciamo finalmente di cosa ha bisogno l’estetista oggi: 1) che il Ministero della Salute inserisca tra le figure delle professioni sanitarie quella dell’estetista e del benessere, creando il nuovo gruppo “Professioni Sanitarie dell’Estetica e del Benessere” 2) che il Ministero della Pubblica Istruzione attivi un percorso di laurea triennale per diventare estetista 3) che la professione di estetista non sia più considerata un mestiere, ma una professione dignitosa come tutte le professioni 4) che il Ministero della Salute crei un elenco con tutti le estetiste professioniste abilitate e riconosciute dall’articolo 2229 del Codice Civile 5) che il Ministero della Salute crei un elenco di fornitori di apparecchiature estetiche, così come accade nel medicale 6) che ogni apparecchiatura immessa sul mercato estetico venga segnalata prima al Ministero della Salute, così come accade nel medicale 7) che ogni estetista professionista non iscritta all’elenco del Ministero della Salute, se colta ad esercitare abusivamente la professione estetica venga multata con sanzioni molto pesanti (fino a 90.000 euro) e che venga esercitata l’azione penale nei confronti di chi esercita la professione di estetista abusivamente, così come già accade per il medico 8) che venga multata ogni cliente che si sottopone a trattamenti estetici abusivi, con sanzioni molto pesanti, fino a 10.000 euro Nel “mulino” che vorremmo, l’estetista dovrebbe diventare una figura sanitaria, professionista nel vero senso legale del termine, preparata da un percorso di laurea triennale e rintracciabile con un elenco presso il Ministero della Salute. Questi 8 punti sarebbero una tutela per la categoria e, soprattutto, per gli oltre 10.000.000 di italiani che si affidano alla propria estetista di fiducia. Testo del DDL n. 4169 http://www.confestetica.it/chi-siamo/wp-content/uploads/2017/03/DDL-N.-4169-modifica-legge-1-4-gennaio-1990.pdf