estetista_reclusione“L’estetista lavora in casa perché non esiste legge che glielo impedisca”.
L’estetista non è considerata una professionista, ma una mestierante. Questo il vero motivo per il quale l’abusivismo, fino ad oggi, non è stato ancora sconfitto. Proprio in questi giorni, una nostra collega di Rimini raccontava di una sua dipendente, ormai ex, che ha lasciato il posto di lavoro di punto in bianco. E come si guadagna da vivere, ora, questa apprendista di soli 20 anni? Lavora in casa sua, con molti clienti della sua ex datrice di lavoro e poco distante da essa. Ormai, purtroppo, non ci si sconvolge più, perché è diventata una spiacevole routine. Quanti episodi come questo conosciamo? Tanti! Troppi!E’ ormai assodato che questo tipo di abusivismo sta creando grossi problemi. Non solo perché crea disordine e disorienta i clienti, (che pur di risparmiare si affidano a chiunque dichiari di essere in grado di effettuare un trattamento estetico), ma soprattutto perché un apprendista che lavora in quella che un tempo era la sua cameretta creata per giochi e studi, che razza di servizio, igiene e professionalità potrà mai garantire? E che tipo di immagine continua a dare della nostra categoria? Perché nessuno fa niente per risolvere questo problema? La risposta è una sola: l’estetista, purtroppo, non è considerata una professione, ma semplicemente un mestiere; è un’artigiana e questo non le permette di essere tutelata efficacemente. Vi spiego meglio: l’ART. 348 del Codice Penale è l’unica legge che considera e punisce il LAVORO ABUSIVO, ma solo nel caso di una professione riconosciuta dallo Stato come tale: “Chiunque abusivamente esercita una professione, per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa da euro 103 a euro 516”.
L’estetista che lavora in casa, o in luogo non riconosciuto dalle istituzioni come adibito a centro estetico, è colui o colei che pratica trattamenti di bellezza, massaggi ed epilazione in modo abusivo, ovvero non possedendo partita IVA, oppure, pur possedendola, applicando tariffe sleali perché molto basse e non utilizzando nessun tipo di protocollo di sterilizzazione ed igienizzazione degli strumenti del mestiere. Anche se qualificata, sicuramente commette molti illeciti amministrativi, fiscali, contro la sanità pubblica, ma nessuna istituzione o autorità, a meno che  non abbia regolare mandato di perquisizione perché avvisata degli illeciti, potrà mai entrare in casa sua e sottoporla a dei controlli. Inoltre, agli enti istituzionali (INPS, INAIL, GUARDIA DI FINANZA, AGENZIA DELLE ENTRATE, ASL) preposti a questi controlli, non verrà mai in mente di effettuare ispezioni, perché questi soggetti, che noi chiamiamo abusivi, per le autorità non esistono affatto, poiché di loro non vi è traccia in nessun registro. Contro questi “fantasmi” non c’è nulla da fare, neanche se il controllo nasce da un ricorso richiesto da soggetti interessati, venuti a conoscenza di illeciti. Cosa ben diversa, invece, avviene se da un controllo si evince che quel soggetto, lo stesso “fantasma” di cui si stava parlando, sta esercitando abusivamente una PROFESSIONE. Prendiamo ad esempio un dentista, un medico, un avvocato: qualora questi professionisti dovessero esercitare la loro attività in modo subdolo o senza averne il titolo, le forze dell’ordine gli si scaglierebbero contro, con l’accusa di reato di esercizio abusivo della professione. Far riconoscere il mestiere di estetista come professione è l’unica strada, civile e penale, per sconfiggere la piaga dell’abusivismo. Così facendo, un procedimento penale nei confronti di un’estetista che eserciti abusivamente, può risultare sicuramente un ottimo deterrente, piuttosto che una semplice multa. A partire dalla professionalizzazione dell’estetista, quindi, il processo penale sancirà una drastica battuta di arresto, per chiunque voglia esercitare abusivamente. Fino a quando però l’estetista rimarrà un artigiano, l’abusivismo non verrà mai debellato. Non possiamo aspettare che qualcuno decida di cambiare le cose, o si prodighi e lotti per noi servendoci tutto su un piatto d’argento. Chi ci circonda non vuole che ci EVOLVIAMO e PROFESSIONALIZZIAMO e farà di tutto, perché questo non succeda! IL CASO “Cara ConfEstetica, sono una vostra associata e ho scoperto di recente un’abusiva che lavora nel suo appartamento a poche centinaia di metri dal mio istituto. Questa donna pratica massaggi di vario genere dichiarando sui biglietti da visita di essere MASSOTERAPISTA; inoltre, effettua i trattamenti su un lettino pieghevole, in una stanzetta dove hanno accesso anche i suoi gatti.” ConfEstetica ha interpellato l’Associazione Italiana dei Fisioterapisti chiedendo di preciso cosa fosse il massoterapista e ha scoperto che non esiste! I massoterapisti non esistono e non sono riconosciuti da nessuna categoria. Purtroppo, però, a causa della mancanza di un albo professionale, sia per estetisti, che per fisioterapisti, non possiamo agire su questi MASSO-ABUSIVO-TERAPISTI. di Chiara Medini