albo“ConfEstetica fa sul serio. L’estetista deve avere il suo giusto riconoscimento”.

Stanca delle strade contorte intraprese dalle associazioni che finora hanno rappresentato la categoria con l’unico obiettivo di raccogliere associati, ConfEstetica scende in campo per cambiare le cose dall’interno. La strada è lunga, ma chiara e trasparente: l’estetista deve diventare un professionista riconosciuto dallo Stato.

Per arrivare ad un traguardo così delicato ed importante, occorre avere le idee chiare e comprendere appieno i meccanismi legati agli Albi Professionali.

Per ottenere ed avviare questo processo di riconoscimento nazionale della figura di estetista professionista, ConfEstetica propone alcune modifiche alla Legge 1/90, partendo da ciò che gli abusivi non possono sicuramente procurarsi: la cultura e l’informazione, l’aggiornamento e le specializzazioni. Nel testo di legge ormai conosciuto da tutti i professionisti del settore, ConfEstetica (la prima ed unica associazione di categoria nazionale) propone un iter formativo per l’estetista del tutto rinnovato, al passo con i tempi ed adeguato alle nuove esigenze che si stanno affacciando in questo campo, fino ad ora considerato un po’ la “Cenerentola” dei mestieri.

Le modifiche principali della Legge 1/90 si basano innanzitutto sull’istituzione di un Collegio Nazionale degli Estetisti Professionisti, con contestuale istituzione dell’Albo Professionale degli Estetisti e del Registro degli Estetisti Praticanti e quindi di un Esame di Stato abilitante alla professione. Queste modifiche e soprattutto l’istituzione di un albo professionale, sicuramente non piacerà alle associazioni artigiane ma è l’unico modo per arrivare ad un riconoscimento professionale valido, chiaro e definitivo.

L’estetista ha ben poco di artigiano, anche se secondo la Legge 1/90 è tenuto ad iscriversi all’albo delle imprese artigiane (albo tenuto presso le Camere di Commercio e non presso CNA o ConfArtigianato). Quali sono i motivi che hanno portato le istituzioni a considerare l’estetista come un artigiano? Lavora con le mani, certo, ma non plasma oggetti, o materiali inerti, bensì persone. Quindi, poste queste considerazioni, al pari di un dentista, un infermiere, un medico, un fisiatra o un fisioterapista, deve essere considerato a tutti gli effetti un professionista.

A questo proposito, va ricordato che l’estetista è l’unica figura che può fisicamente agire sulle persone, insieme al medico, all’infermiere, al fisioterapista, al dentista, ecc…, cosa che ad esempio non può fare lo psicologo, nonostante sia un professionista riconosciuto dalla Legge e che possiede un albo. Operando questa distinzione ed elevando il bagaglio culturale della categoria, sarà possibile in poco tempo soppiantare gli abusivi del settore, che perseguitano i professionisti seri con tariffari sottocosto, che nessun vero estetista può permettersi di applicare. Solo muovendosi in questa direzione, l’estetista può far fronte a tutte le problematiche del settore. E’ fondamentale cambiare la concezione che l’identità dell’estetista fino ad oggi ha subito.

La modifica dell’iter formativo porta rapidamente all’eliminazione di tutti i concorrenti sleali e alla conquista dell’attenzione da parte dei media e delle istituzioni nazionali, nonché dagli altri ordini professionali, che potrebbero velocemente avvalersi della figura professionale dell’estetista, per operare azioni mirate di prevenzione ed informazione al cliente finale, prima che diventi un paziente sanitario.

L’istituzione di un Albo Professionale, inoltre, comporta altri vantaggi per gli estetisti professionisti: una distinzione tra praticanti (i vecchi tirocinanti) e professionisti; un’assicurazione professionale che copra le eventuali responsabilità civili o penali relative alla professione (prima della nascita di ConfEstetia nessuna compagnia assicurativa ha mai tentato questa proposta); una cassa autonoma di previdenza, al fine di garantire i pensionamenti all’interno della categoria; un tariffario unico a livello nazionale per una concorrenza leale e razionalizzata; la presa di possesso del mercato, grazie alla coscienza di essere una categoria e quindi avere potere decisionale e l’opportunità di cambiare sul serio ciò che risulta ancora nebuloso, direttamente dall’interno del sistema.