Confestetica sul nuovo DPCM: “O tutti i trattamenti estetici o nessuno!”

La salute pubblica al primo posto ma senza disparità di trattamento e sviamento della clientela

Basta con questa disparità di trattamento verso un settore che coinvolge 80mila dipendenti donne e un servizio alla persona irrinunciabile per 13 milioni di donne.

 

Protocolli di sicurezza e igienico sanitari molto rigidi, cabine singole, numerosi dispositivi di sicurezza adottati sempre, anche prima dell’arrivo della pandemia

Aspettando il nuovo DPCM, anche la sentenza del Tar del Lazio, del 16 febbraio, ha riconosciuto l'attività dell'estetista sicura ed essenziale per la cura della persona.

Le estetiste, oltre ad erogare servizi essenziali alla persona in sicurezza, eseguono anche dei trattamenti di epilazione con laser o luce pulsata. Questi trattamenti possono venire eseguiti sia da un medico estetico che dall’estetista. Non capiamo perché un medico può fare gli stessi trattamenti con gli stessi strumenti in zona rossa, in piena emergenza sanitaria, e un’estetista no.

Le estetiste, ancor prima dell'arrivo della pandemia, hanno da sempre lavorato, in cabine singole e solo su appuntamento, adottando protocolli igienico sanitari molto più rigidi rispetto a qualsiasi altra attività lavorativa. La categoria tra le più virtuose sul piano della sicurezza della clientela e del personale stesso dei centri. Chiudere nuovamente queste attività, dopo che il Tar le ha fatte riaprire, sarebbe la fine di questo settore, un disastro economico e sociale di proporzioni bibliche. Senza contare il disservizio che daremmo, nuovamente, a 13 milioni di donne, clienti dei centri estetici, che non hanno potuto, già per diversi mesi, prendersi cura della propria igiene personale essenziale. E che ora per ricevere questi trattamenti, si rivolgerebbero al medico estetico, con evidente sviamento della clientela.             
 

Le estetiste, oltre a erogare servizi essenziali alla persona, vendono anche cosmetici come le profumerie, ma non capiamo perché le profumerie sono sempre rimaste aperte in zona rossa e i centri estetici no.

Viste le indiscrezioni sul nuovo DPCM, sembrerebbe configurarsi ancora una volta un’altra disparità di trattamento in zona rossa. Infatti gli stessi identici trattamenti estetici vengono effettuati sia dai “medici estetici” che dalle estetiste vedi laser e luce pulsata per Epilazione; stessi protocolli di sicurezza; stesse strutture sicure, l’estetista è un’attività essenziale per l’igiene e per la cura della persona così come riconosciuta anche dal TAR; La precauzione e la tutela della salute pubblica deve valere per tutti, non ci può essere disparità di trattamento se si fa lo stesso trattamento estetico dal medico o dall’estetista; Vale anche per la vendita dei cosmetici, visto che le profumerie restano aperte e i centri estetici chiusi.

«Noi ci teniamo a tutelare la salute di tutti, siamo i primi a farlo nel nostro lavorospiega il segretario di Confestetica Roberto Papa -. I centri estetici sono luoghi assolutamente sicuri, in cui si adottano misure stringenti e sanificazioni continue. E quindi, se i protocolli sono adeguati in entrambi i casi, per quale motivo il trattamento estetico con epilazione laser o luce pulsata si può fare dal medico e lo stesso trattamento estetico non si può fare dall’estetista? La stessa disparità si registra tra profumerie e centri estetici: entrambi vendono cosmetici, ma le prime possono restare aperte in zona rossa e le seconde no, perché? conclude Papa -. A questo punto, ci poniamo una semplice domanda: i trattamenti estetici e di cura sono essenziali o no? Il TAR ci ha detto che sono essenziali, ma se continuano ad esserci due pesi e due misure tra gli stessi trattamenti estetici eseguiti dall’estetista e dal medico estetico, dobbiamo necessariamente risolvere la disparità ora, prima di andare di nuovo al TAR. O tutti trattamenti estetici o nessun trattamento estetico! La pandemia vale per tutti, senza discriminazioni».

 

Angelica Pippo
Presidente Nazionale Confestetica