Un'anticipazione del nuovo libro "L'ESTETSTA dal 1909 al 2021". Un racconto avvincente dell'emancipazione femminile che è passata dall'estetista.

Correva l'anno 1953 e a Milano nasceva la prima scuola di estetica ...

Quando Caterina Dolfin Tron, una delle dame più affascinanti della Repubblica di Venezia e donna di grandissimo spirito, giunse all'età in cui le occorrevano molti restauri per non far naufragare completamente le tracce dell'antica avvenenza, dovette ricorrere alle creme, ai cosmetici e ai belletti che, costosissimi, pesavano molto sull'ormai ridotto patrimonio di Casa Tron.

E un giorno che il servitore, con malizia tutta veneta le disse: Che bela qiera che la ga, selenza! ... , rispose con schietta arguzia: Lo so, sior  macaco! Ma la me costa 'sta Qiera! ... Confessava così i sacrifici finanziari cui era costretta per difendere la sua bellezza.

Ella non fu certo né la prima né l'ultima donna che armeggiasse contro i segni inesorabili della vecchiaia.

Ma se a quei tempi la cosa poteva inserirsi nella vanità femminile e nelle sue private e nascoste manovre, oggi essa sembra diventare un diritto palese, e quasi ostentato, perché a Milano è nata addirittura una nuova professione: quella dell'estetista.

Stanno infatti per finire gli esami del primo corso della «Scuola di dermatologia estetica cosmetologica ed igiene cutanea», inaugurata quest'anno, scuola che svolge il suo insegnamento teorico e pratico, con statuto e regolamento, approvati dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Che la cosmetica (dal greco: abbellire) sia una materia importante, lo apprendiamo non solo dalla scuola pressoché statale che funziona a Milano, ma dalla storia.

Raccontano che se il naso di Cleopatra fosse stato più lungo o più corto la storia del mondo sarebbe stata diversa, perché Antonio, forse, non si sarebbe innamorato della bellissima regina d'Egitto.

Se è vero, bisogna pur convenire che il conservare più a lungo possibile la vaghezza di un volto e la sia pur apparente giovinezza, ha un peso sociale e politico di considerevole portata.

Ninon de Lenclos ora è polvere, ma la storia assicura che fino all'età dì ottant'anni conservò una sorprendente bellezza, sì da essere ancora bersaglio di infuocati dardi d'amore, grazie a una sua segreta ricetta ch'ella ebbe, per le nostre signore, la crudeltà di portarsi nella tomba.

Indubbiamente niente è più legittimo per una donna (quando si parla di bellezza si intende sempre quella femminile) del sostenere il proprio decadimento fisico: deve aver cominciato Eva, anche se morì a 900 anni, e se, dopotutto, non doveva piacere che ad un sol uomo.

Tuttavia, elevare l'attività estetica a scuola, con tanto di materie, laboratori, esami, professori, avvicinarla e anzi fonderla in una scienza che vanta libri, trattati e che promuove congressi internazionali, come è avvenuto recentemente a Parigi, significa fare ben più che della vanità.

E che non ci sia solo la vanità, lo dimostrano, in fatto di dermatologia, i risultati sempre più confortanti che si sono ottenuti nel campo dei mutilati del viso: veri prodigi, fecondati anche dalla pietà. La scuola cosmetologica va infatti più in là dell'ambizione di conservare un bel volto, essa studia tutti i processi di disfacimento da un punto di vista igienico-sanitario.

Pindaro, famoso esaltatore della bellezza degli atleti, ha dei passi bellissimi sulla kinesiterapia e sul massaggio janalettico, giacché non vi possono essere bellezza e forza senza salute.

Può del resto sorprendere come la bellezza possa essere conservata e difesa non a base di essenze, di creme, di unguenti, ma a base di specialissime forme di massaggi, calcolati a minuti, misurati a millimetro, facendo pratica su volti di manichini, non un tantino più in su, non un tantino più in giù; non più di tanti secondi ...

Il pubblico ha, in genere, un'idea un po' vaga, di quello che sia la cosmetologia: sa che vi sono degli istituti cosiddetti di bellezza, sui quali sorride un po' maliziosamente; crede, in genere, che un pasticcio di olii e creme basti a conservare freschezza, senza pensare che, molte volte, si tratta solo di tener fresco il bilancio dei molti Cagliostri moderni. Con la scuola in parola, invece, si vogliono creare dei professionisti validi e controllati, sotto la guida di medici e di specialisti.

È una scuola, a quanto si assicura, che nel campo della dermatologia mette l'Italia in prima linea.

Interessante è la biblioteca di tale scuola, perché nessuno immagina come in tema di studi sulla bellezza esistano a migliaia e migliaia volumi di insegnamenti, di precisazioni, di curiosità e anche di stravaganze.

Qualcuno potrebbe anche definirla la biblioteca delle umane debolezze, ma quando vi leggiamo tutto ciò che facevano i più antichi popoli per conservare la bellezza e come questa aspirazione mai subisse allentamenti, dobbiamo pur convenire ch'essa doveva valere, e forse vale qualcosa.

Non per nulla Marco Aurelio diceva che la bellezza è «una lettera di raccomandazione ... ».

In un modo o nell'altro gli uomini debbono trascinare la catena sempre più pesante degli anni, è meglio che essa non abbia anche gli aculei della bruttezza avvilente. 

Ricordate la cortigiana di Corinto di cui parla Platone, la quale, invecchiata, portò lo specchio a Venere Ciprigna trovandolo inutile, giacché esso non poteva ritrarla com'era stata, ed ella non voleva vedere com' era ... D'altra parte la contessa di Ségur disse che non importava invecchiare, importava rimaner piacenti ...

Non sappiamo se la contessa di Ségur sia rimasta piacente: che sia vissuta in età veneranda è certo, perché si racconta che ella potesse dire: « Figlia mia, di' a tua figlia che la figlia di sua figlia piange ... ».

giovedì 16 luglio 1953