I protocolli di sicurezza per la riapertura dei centri estetici sono una cosa molto seria. Non sono solo la condizione per riprendere l’attività una settimana prima o una più tardi. Ma il modo in cui l’estetista declina la sua professionalità e il rapporto con il cliente.

Confestetica, come associazione nazionale maggiormente rappresentativa dei centri estetici, ha iniziato a lavorare al protocollo per l’estetista già i primi di aprile, quando nessuno aveva ancora capito la sua importanza ai fini della ripresa dell’attività in sicurezza e non solo ai fini della riapertura in sé e per sé.

I lavori per la realizzazione del protocollo si sono avviati, coinvolgendo i titolari e dipendenti di centri estetici in una interazione di gruppo. 

Coinvolgere migliaia di estetiste è la prima cosa da fare, quando si parla della loro salute, di quella dei loro dipendenti e delle loro clienti.

Dopo un confronto costruttivo tra tutti si è arrivati alla prima bozza. A quel punto ci siamo rivolti ai massimi esperti: Professoressa Maria Carla Re - Direttore della UOC di Microbiologia del Policlinico S.Orsola Malpighi, Università di Bologna; Professor Francesco Saverio Violante - docente di Medicina del Lavoro all'Università di Bologna, Direttore Medicina del lavoro Area Metropolitana di Bologna – Avvocato Maria Camporesi; Dottoressa Laura Auteri - Medico Specialista in Medicina del Lavoro;  Angela Noviello - direttrice di Estetica Cosmetic Surgery e Medical Spa e alla dottoressa Cristina Lucenti Vicepresidente nazionale di Confestetica e docente di estetica presso BCM MILANO; i quali tutti hanno collaborato e validato il protocollo, ognuno per la sua specifica competenza.

Si è giunti, così alla prima decade di aprile, con la prima revisione del protocollo dei centri estetici. Tutte le revisioni del protocollo sono state rese pubbliche così come tutte quelle successive fino alla prima edizione (revisione 5) del 12 di aprile

Quindi i centri estetici, da metà aprile, hanno l’unico protocollo validato dai massimi esperti e da migliaia di estetiste. Confestetica lo ha quindi inviato al Presidente del Consiglio, Ministero della Salute, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero del Lavoro, al Dipartimento per gli Affari Regionali, al dott. Colao, al dott. Arcuri , a tutte le Regioni, nonché a CGIL CISL e UIL.  A livello regionale lo ha inviato alla segreteria del Presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini (tra le amministrazioni regionali Emilia Romagna è considerata un punto di riferimento). Questa attività ha raccolto l’interesse dei media e il 28 di aprile il Segretario Nazionale di Confestetica, comunicava pubblicamente a tutte le estetiste che sarebbe stato intervistato su RAI UNO in merito al Protocollo per i centri estetici e che lì avrebbe esposto le varie criticità della fase 2.

Palazzo Chigi ha ben presente che la ripresa delle attività economiche potrà avvenire in sicurezza solo se ogni categoria seguirà i protocolli validati dall’INAIL e dal Ministero della Salute. Il virus è lo stesso in tutto il mondo e la pelle delle clienti (e delle estetiste) non cambia tra una regione e l’altra. Le autorità nazionali, avendo già pronto un protocollo redatto dai massimi esperti e dagli estetisti tutti, il 4 di maggio hanno inviato una PEC indirizzata a Ministero Della Salute INAIL e Confestetica, a firma del capo dipartimento dott. Angelo Borrelli, nella quale si legge che il Protocollo dei centri estetici contiene argomentazioni rilevanti, e per questo invita INAIL e Ministero Della Salute alle valutazioni in merito e a prendere le eventuali iniziative di validazione dello stesso. In quegli stessi giorni, il Ministero della Salute, ci confermava la presa in carico del protocollo di Confestetica e di aver attivato l’“iter” di validazione.

Al momento, quindi, il protocollo redatto da Confestetica è quello destinato a fungere da standard nazionale.

E fin qui abbiamo descritto un pezzo di Italia che lavora seriamente per gli interessi comuni. 

Nel frattempo cosa è successo? La categoria delle estetiste, in virtù del Protocollo di cui sopra, essendo già pronta alla riapertura in sicurezza ha iniziato a suscitare clamore mediatico quando ha palesemente dissentito dalla decisione governativa di riapertura prevista al 1 giugno. Del resto il 4 di maggio in Italia si può già effettuare la pedicure, la depilazione e il massaggio non dall’estetista ma dal podologo, dal medico estetico e dal fisioterapista. Ai fini della prevenzione dal COVID eseguire i suddetti trattamenti dall’estetista o da altre figure (che oggi possono liberamente operare) non cambia nulla. L’importante è che tutti si attengano ad un protocollo di sicurezza che l’estetista ha, come abbiamo visto. 

Per pura propaganda, CNA e CONFARTIGIANATO, senza avere nessuna legittimazione di rappresentanza delle estetiste e nessuna competenza, tramite un paio di ragionieri a fine aprile hanno inventato “linee guida fai da te” per parrucchieri ed estetisti mescolando, come sempre, due professioni totalmente differenti, con indici di rischio diversi, così come è stato certificato dall’INAIL nel proprio “documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione” di aprile.

A cavalcare ulteriormente l’onda della “falsa rappresentanza” si sono aggiunti CONFCOMMERCIO e CONFESERCENTI, e tutti insieme in questi giorni stanno diffondendo comunicati stampa ridicoli e privi di senso nei quali sostengono di aver presentato il protocollo per i centri estetici. Fra poco, immaginiamo, interverranno Confindustria, l’immancabile Adusbef e, perché no, la Lega Calcio!

La cosa ancor più triste è che questi comunicati stampa, che da qualche giorno rimbalzano sulla rete, fanno credere che queste associazioni non rappresentative delle estetiste hanno presentato le loro “linee guida fai da te” avvalorate da qualche assessore regionale (allo sviluppo economico e non alla sanità), quest’ultimo a volte in buona fede, in altre meno. 

Quei politici che, invece di consumare le suole delle scarpe, per chiedere ai loro cittadini chi davvero rappresenta i loro interessi, si limitano ad interpellare i ragionieri di queste associazioni.

Certo sarà più comodo per ottenere un apparente consenso, ma poi questi assessori, devono fare i conti con la vera rappresentanza delle singole categorie.

I protocolli a questo punto si sprecano. Troviamo linee guida fai da te regionali, documenti unificati per parrucchieri ed estetisti (tanto sono così generici che potrebbero applicarsi anche a ferramenta e negozi di giocattoli).!

I protocolli sono come le regole del codice della strada. Devono essere eguali ovunque. Una regione non può decidere che la precedenza va a chi viene da sinistra o che nelle rotonde si fa passare prima l’auto che si immette. Guai se auto di differenti marche interpretassero diversamente i cartelli stradali o i colori del semaforo (se guido una Fiat mi fermo al verde e passo col rosso, il contrario se guido una Volkswagen).

In particolare ci ha meravigliato molto quanto accaduto in Emilia Romagna dove due ragionieri, uno per CNA e l’altro per Confartigianato, hanno improvvisato in tutta fretta in videoconferenza delle “linee guida fai da te” per i centri estetici e parrucchieri. Veniva diramato subito un comunicato stampa, pubblicato anche sul sito della Regione Emilia Romagna, ove l’assessore allo sviluppo economico della Regione Emilia Romagna Vincenzo Colla dichiarava: “Abbiamo condiviso il percorso e l’impianto, già vagliato e approvato dagli enti bilaterali, sulla sicurezza per parrucchieri ed estetiste, che ci sono stati proposti dai vertici regionali di Cna e Confartigianato”.

Peccato che l’autorità competente per la validazione dei protocolli non è certo l’ente bilaterale ma unicamente INAIL.

Tutti sono diventati magicamente esperti di estetica e la cosa ancor più triste che tutti dicono di rappresentare l’estetista, quando una minima parte di estetiste riconoscono queste associazioni di “ragionieri”, o per meglio dire, trovano comodo appoggiarsi ai loro centri di servizi contabili, che è cosa ben diversa dalla rappresentanza di una categoria. 

I titolari di centri estetici restano meravigliati di come queste associazioni di servizi contabili millantano la rappresentanza della categoria degli estetisti, pur sapendo di essere privi della legittimazione di rappresentanza, così come più volte è stato ribadito dal Consiglio di Stato.

La mancanza di legittimazione di queste associazioni di artigiani è ancora più evidente quando dicono di rappresentare gli artigiani del plexiglas, gli artigiani della sanificazione, gli artigiani dell’estetica. Quali interessi potranno mai rappresentare, davanti ad un conflitto coì enorme?

In tutta verità, c’è da evidenziare che Confestetica ha lavorato con la segreteria particolare del presidente Bonaccini in ottima sintonia, mentre un po’ meno con l’assessore allo Sviluppo Economico e Lavoro Vincenzo Colla.

Non si può giocare sulla pelle delle estetiste e delle loro clienti solo per tornaconto personale del momento. L’estetista, la sua associazione maggiormente rappresentativa, ce l’ha da oltre 13 anni e continuerà ad averla: si chiama Confestetica.

L'unico protocollo validato dai massimi esperti, da miglia di estetiste, in validazione presso INAIL e Ministero della Salute.

 IL LAVORO DI PREPARAZIONE DEL PROTOCOLLO

INIZIO DEI LAVORI 4 aprile

 

5 aprile