Un’istanza di accesso agli atti predisposta dal legale di Confestetica Maria Camporesi. In base all’articolo 22 e seguenti della legge 241/1990 si chiede di esaminare verbali e atti, anche endoprocedimentali, posti dal Comitato tecnico scientifico a fondamento della scelta di escludere dall’Allegato 24 del Dpcm del 3 novembre i servizi dei centri estetici, chiusi nelle quattro regioni rosse, aperti in quelle arancioni e gialle, a differenza dei servizi di parrucchieri e barbieri, operativi in tutta Italia.

Una doccia fredda che la categoria non si aspettava racconta il segretario nazionale di Confestetica Roberto Papa, precisando che il danno è pesante se si considera che la gran parte dei saloni estetici italiani è presente proprio in Lombardia e Piemonte dove insieme a Calabria e Valle d’Aosta l’attività è stata loro preclusa fino al 3 dicembre.

L’istanza richiama più di un’anomalia: il codice Ateco dei servizi dei saloni di barbiere e parrucchiere e dei servizi dei centri estetici è il medesimo per classe e categoria (96.02), uguale il contratto collettivo nazionale di lavoro, coincidenti anche alcuni servizi, come normato dalla legge 174 del 17 agosto 2005, articolo 2, comma 1 secondo il quale i parrucchieri possono svolgere manicure e pedicure estetico. Non solo, a voler considerare le restrizioni degli ultimi mesi parrucchieri ed estetisti hanno sempre seguito la stessa strada, anche quando hanno riaperto a maggio scorso, adottando i medesimi protocolli di sicurezza.

Confestetica, che rappresenta 21mila dei 35mila centri estetici italiani, va anche oltre: fa riferimento al documento tecnico Inail del 23 aprile, sulla «possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da Sars-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione». A pagina 10 del testo l’attività dei parrucchieri è indicata come ad alto rischio, medio alto invece quella che si svolge nei centri estetici.

Roberto Papa tiene a sottolineare poi un aspetto fondamentale: l’abusivismo che colpisce la categoria degli estetisti, professione prevalentemente femminile per il 97 per cento. L’osservatorio di Confestetica ha stimato che su 80mila estetiste operative sul territorio nazionale, oltre 120mila sono gli abusivi che senza titolo svolgono servizi di cura alla persona sia nel proprio domicilio che in quello del cliente. E durante il primo stop l’attività abusiva non si è fermata, effettuando una media di quattro trattamenti al giorno, aggiunge Papa. Ora che i centri estetici regolari sono costretti alla chiusura, Confestetica ha calcolato che i falsi estetisti potrebbero entrare in contatto con quasi un milione di persone al giorno, ovvero 30 milioni di persone al mese.

Di Annarita D'Ambrosio Il Sole 24 Ore