Aver fatto ricorso al T.A.R. contro questi ultimi due DPCM che stanno creando discriminazione tra parrucchieri ed estetiste è stato un atto di profonda giustizia dal quale Confestetica non poteva sottrarsi come associazione nazionale di categoria maggiormente rappresentativa degli interessi dell’estetista.

Il Presidente del T.A.R. del Lazio, il 2 gennaio 2020 ha già fissato l’udienza cautelare che si discuterà il 27 gennaio 2020, nella quale l’avvocatura dello Stato dovrà spiegare perché in tali DPCM siano presenti palesi discriminazioni incostituzionali tra parrucchieri ed estetiste.

Con questi ultimi due DPCM del 3 nov. e 3 dic. nelle zone rosse, possono rimanere aperti solo i parrucchieri mentre le estetiste sono chiuse, pur svolgendo gli identici servizi estetici, così come previsto dalle leggi che regolamentano le due attività: Legge 1/1990 art. 1 e 9  e Legge 174/2005 art. 2 comma 7.

Inoltre, le due attività (parrucchieri ed estetiste) hanno lo stesso identico codice ATECO per classe e categoria (96.02.0), lo stesso Contratto Nazionale di Lavoro e gli stessi protocolli di sicurezza anti-contagio citati negli stessi DPCM. Questi decreti vanno anche contro il parere del Comitato Tecnico Scientifico (CTS); l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’INAIL che non hanno mai considerato l’estetista diversa dal parrucchiere.

Questi DPCM creano discrimine non solo tra imprese, ma anche tra lavoratori che erogano servizi estetici identici, creando per di più uno sviamento della clientela dell’estetista a favore di parrucchieri, farmacie, portali di prenotazioni online di servizi a domicilio.

Per non parlare dei cosmetici, che in zona rossa tutti, ma proprio tutti possono venderli, tranne che l’estetista nel suo centro estetico.

Il rispetto della salute pubblica per Confestetica sta al primo posto, difatti per prima ha consigliato la chiusura fin dall’8 marzo quando ancora tutta Italia non aveva ancora capito la situazione tragica a cui si stava andando incontro. Ma oggi la situazione è diversa, se i parrucchieri sono aperti in zona rossa, nel rispetto della salute pubblica, lo possono essere anche i centri estetici che sono tra l’altro dotati di un protocollo di sicurezza anti-contagio paragonabile a quello di una sala operatoria. Il rapporto tra cliente ed Estetista è uno a uno, in cabina e non in un salone e solo su appuntamento.

Questa discriminazione è inaccettabile oltre che illegittima e per questo Confestetica chiede giustizia in tutte le sedi, cominciando proprio dal T.A.R.

Confestetica – associazione maggiormente rappresentativa delle estetiste - in data 31/12/2020 ha notificato il ricorso alla Presidenza del Consiglio e al Ministero della Salute innanzi al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio (T.A.R.).

Confestetica nel ricorso, ha richiesto la fissazione dell’udienza cautelare in Camera di Consiglio - ante causam – (ex art. 55 c.p.a.) in quanto la categoria delle estetiste sta subendo un pregiudizio grave ed irreparabile per cui l’attesa dei tempi del processo sarebbe estremamente dannosa. 

Contestualmente, Confestetica ha anche richiesto al Presidente del Tribunale Amministrativo di emanare un provvedimento monocratico entro 48 ore, ovvero senza convocare le controparti, (art. 56 c.p.a.). per l’adozione di misure cautelari provvisorie da emettersi prima della trattazione della domanda cautelare da parte del collegio (ex art. 55 c.p.a.).

Il Presidente del T.A.R. il 2 gennaio 2021, quindi entro le 48 ore, con provvedimento cautelare 00001/2021 ci ha fissato con la massima urgenza l’udienza cautelare collegiale (ex art. 55 c.p.a) per il 27 gennaio 2021 sostenendo che “non sussistono le condizioni per disporre l’accoglimento dell’istanza anzidetta nelle more della celebrazione della camera di consiglio” (ex art. 56 c.p.a.), ovvero vuole che le parti discutano in contraddittorio il giorno 27 presso il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio.

Il giorno 27 gennaio 2020, l’Avvocatura dello Stato si dovrà presentare in tribunale dove si celebrerà l’udienza davanti alla Magistratura - Collegio Giudicante (Camera di Consiglio) per decidere sull’istanza di sospensione dei DPCM impugnati proposta da Confestetica.