In relazione alle recenti affermazioni dell'Onorevole Patriarca, è cruciale sottolineare che l'ambito dell'estetica non è affatto caratterizzato da un vuoto normativo, come invece suggerito nel suo comunicato stampa pubblicato su IL MATTINO. È fondamentale rimarcare che le procedure estetiche vengono svolte da professionisti che hanno ricevuto un'adeguata formazione e abilitazione statale. La legislazione vigente in questo settore è chiara e deve essere rispettata; ad essa si aggiungono varie sentenze giurisprudenziali e il Regolamento Europeo, che insieme delineano la disciplina. Quindi, è vitale riconoscere che non c'è alcuna lacuna legislativa: al contrario, esistono una serie di regolamenti chiari e rigorosi che dirigono la pratica professionale nell'ambito dell'estetica.


In questo contesto, è di fondamentale importanza presentare all'Onorevole Patriarca un'illustrazione accurata e dettagliata della legislazione che disciplina il campo dell'estetica. Ciò mette in risalto il fatto che non solo non esiste un vuoto legislativo, ma la legge ha definito un quadro regolatorio severo e ben strutturato per l'ambito dell'estetica. 

Innanzitutto, è stato istituito un corso di specializzazione medica in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica. Questo significa che l'aspetto medico-chirurgico dell'estetica è completamente normato e non lasciato al vuoto legislativo.

In secondo luogo, è importante ricordare che la legge ha disciplinato l'attività estetica ben 33 anni fa, delineando la figura del professionista abilitato dallo stato a eseguire “tutte le prestazioni ed i trattamenti eseguiti sulla superficie del corpo umano il cui scopo esclusivo o prevalente sia quello di mantenerlo in perfette condizioni, di migliorarne e proteggerne l'aspetto estetico, modificandolo attraverso l'eliminazione o l'attenuazione degli inestetismi presenti”. Questi trattamenti possono essere eseguiti sia manualmente che con l'ausilio di dispositivi estetici, quali laser, luce pulsata, ultrasuoni, radiofrequenza, dermografo e molti altri. Il professionista dell’estetica, così come per legge, può eseguire anche prestazioni terapeutiche, purché queste non siano dirette esclusivamente a finalità di carattere terapeutico. Di conseguenza, non soltanto l'estetica beneficia di una regolamentazione solida e precisa, senza alcuna lacuna normativa, ma questa si fonda su valori di elevata professionalità, responsabilità e riguardo per la salute e il benessere dei clienti.

I filler cosmetici, nonostante il regolamento europeo li identifichi come dispositivi non medici, sono sempre stati in una sorta di area grigia. Tuttavia, recentemente, grazie a un atto governativo, anche questo settore è stato regolamentato, stabilendo per legge che i filler cosmetici sono di competenza dell'odontoiatra. Quindi, anche questa presunta lacuna normativa, oggi, non esiste più.

Una volta precisato che non esiste alcuna lacuna legislativa nel settore dell'estetica, è importante tener conto delle molteplici decisioni della Corte di Giustizia Europea, della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato e della Corte di Cassazione. Queste istituzioni hanno sempre categorizzato i trattamenti estetici come non terapeutici, in quanto non curano alcuna patologia e, di conseguenza, non possono essere considerati terapeutici.

Con queste necessarie precisazioni, dove vengono chiaramente identificate le tre figure professionali che per legge si occupano di estetica, si pone quindi la domanda: chi è realmente il medico che si autodefinisce estetico?

Nel 1973, il parigino Jean Jacques Legrand conia il termine, grammaticalmente discutibile, di "medicina estetica". Nel 1975, un gruppo di medici italiani adotta questa definizione e la promuove attraverso un'interpretazione distorta, persistente fino a oggi, secondo la quale l'estetica potrebbe avere finalità mediche. Malgrado l'ostinata narrazione contraria, nel 1990 il legislatore ha introdotto regolamentazioni precise nell'ambito dell'estetica, identificando il professionista dell'estetica come una figura professionalmente regolamentata e autorizzata dallo Stato a erogare tutti i trattamenti estetici. Questa definizione è pienamente in linea con la scienza, la quale sostiene che l'estetica non ha natura medica, e rispetta altresì la correttezza linguistica, considerato che "medicina estetica" rappresenta un ossimoro.

Questo gruppo limitato di medici, attraverso tre principali società che continuano a dominare il settore, anziché rispettare la legge, la scienza e perfino le regole della grammatica (considerando che "medicina estetica" è una definizione problematica), hanno incessantemente addestrato altri medici a eseguire trattamenti estetici, invece di concentrarsi su diagnosi e terapie. Quindi, nel corso del tempo, questi medici che si autoproclamano esperti in estetica, all'interno di un unico contesto sociale, hanno avviato l'implementazione di “tutte le prestazioni ed i trattamenti eseguiti sulla superficie del corpo umano il cui scopo esclusivo o prevalente sia quello di mantenerlo in perfette condizioni, di migliorarne e proteggerne l'aspetto estetico, modificandolo attraverso l'eliminazione o l'attenuazione degli inestetismi presenti”, impiegando dispositivi medici come laser, luce pulsata, ultrasuoni, radiofrequenza, dermografo e molti altri, utilizzati impropriamente per scopi estetici.

In definitiva, questi medici, autonominatisi “estetici”, che rappresentano una minima frazione (solo il 4%) del totale del corpo medico - che, per fortuna, assicura il corretto funzionamento del sistema sanitario con grande professionalità e dedizione al servizio medico - continuano a effettuare trattamenti estetici in aperta violazione delle normative vigenti sull'estetica. Questi medici operano senza le necessarie abilitazioni professionali, senza la dovuta autorizzazione comunale rilasciata dal sindaco per fornire trattamenti estetici, senza aver iscritto la loro attività commerciale nel Registro delle Imprese come prescritto dalla legge e, addirittura, pretendono di esonerarsi dal pagamento dell'IVA sui trattamenti estetici, cercando di far passare questi trattamenti come aventi finalità mediche.

In una palese violazione della legge sull'estetica, questi medici affermano che tali trattamenti estetici sono necessari per ristabilire la salute, l'equilibrio e il benessere psicofisico. Sfruttando questa distorsione interpretativa, hanno eluso il pagamento dell'IVA facendo leva su una circolare dell'Agenzia delle Entrate risalente al 2005, quando invece avrebbero dovuto rispettare la legge, le sentenze - la giurisprudenza - e il regolamento europeo. Questi ultimi hanno chiaramente definito che un trattamento estetico non ha il potere di curare alcuna malattia e, di conseguenza, non può essere catalogato come un trattamento terapeutico.

Questo rappresenta l'inganno della medicina estetica in Italia, che per oltre mezzo secolo ha cercato in ogni modo di affermare che l'estetica avesse una finalità terapeutica.

Ci rivolgiamo all'Onorevole Patriarca e agli altri sottoscrittori della mozione. Essi rappresentano una porzione del centro-destra, ma è importante sottolineare che il governo ha ratificato una legge che va in direzione opposta alla loro proposta sulla cosiddetta "medicina estetica". Sentiamo il dovere di sottolineare che la contraddizione insita nel termine "medicina estetica" ha radici storiche lunghe e nessun governo ha mai considerato seriamente l'idea che tale attività possa rientrare nell'ambito medico. L'uso fuorviante e ingannevole del termine "medicina estetica" può portare a interpretazioni errate e, pur non mettendo minimamente in dubbio la sua buonafede, pensiamo che sia nostro dovere informarla a riguardo. Non ci sorprenderebbe se anche lei fosse stata ingannata da questo quadro di riferimento distorto, promosso instancabilmente da queste tre società per più di cinquant'anni.

Se posso darle un consiglio semplice ma illuminante, le suggerisco di distinguere tra medicina, che si occupa di patologie e malattie, ed estetica, che si occupa di inestetismi, senza confonderle con la chirurgia, che è ovviamente sempre di competenza medica.

Infine, c'è un punto importante da considerare: se un trattamento estetico viene esentato dall'IVA perché contribuisce al benessere psicofisico, deve essere notato che tutti i trattamenti estetici apportano tali benefici, indipendentemente da chi li fornisce. Quindi, riteniamo altamente improbabile che intendiate esentare dall'IVA le 44.515 aziende che legalmente forniscono trattamenti estetici in conformità con le leggi del settore, per 4.7 miliardi di euro l’anno. Pertanto, suggeriamo di evitare questo passaggio.

Onorevole Patriarca, per qualsiasi ulteriore dettaglio o chiarimento, mi rendo pienamente disponibile. Inoltre, se lo desidera, sarò lieto di fornirle una copia del dettagliato dossier sull'estetica (di 110 pagine) che stiamo per inviare al Governo e a tutti i ministri coinvolti nella materia.