Il 26 aprile 2023, un ristretto gruppo di medici, il 4% di tutti i medici, con l'aiuto di un parlamentare di supporto, ha proposto un corso post-laurea per estetisti, limitato però ai soli laureati in medicina e finanziato dallo Stato. Questa proposta non rispecchia la posizione del governo o della coalizione di centro-destra, ma riflette le convinzioni personali dei suoi sostenitori, ignorando le possibili ripercussioni sul sistema sanitario, il mercato e i consumatori.

Tre entità, figlie di un movimento culturale nato nel lontano 1975, rappresentano la predominanza di questo collettivo che ha proposto una linea d'azione in decisa opposizione alla direzione governativa. Tale proposta ha innescato un contraccolpo governativo che ha preso forma in un disegno di legge (DDL). Quest'ultimo consente agli odontoiatri di eseguire trattamenti estetici non invasivi e mininvasivi. Questa proposta ha raggiunto il suo apice ieri, il 25 maggio, quando è stata formalmente riconosciuta e promulgata come legge dello Stato.

Pertanto, a partire dal 25 maggio, è finalmente sancito per legge che l'estetica non è medicina, anche nel caso di filler. Infatti, questi ultimi possono essere legalmente eseguiti anche dagli odontoiatri. Questa distinzione era stata precedentemente stabilita dal Regolamento Europeo 2017/745, allegato XVI. Nonostante ciò, un piccolo gruppo di medici che si autodefiniscono estetici sta ancora levando la voce in protesta contro il governo italiano per questa risoluzione.

Le figure di spicco di questo movimento culturale si sono pubblicamente contrapposte al disegno di legge del governo, rivendicando ciò che non rientra nelle loro competenze. Hanno anche espresso lamentazioni per non essere stati consultati dal governo. Tuttavia, l'azione governativa, che non necessita di confrontarsi con un movimento culturale che dal 1975 cerca di promuovere il concetto improprio e linguisticamente scorretto di "medicina estetica", ha proceduto indipendentemente. La presunzione di questo limitato gruppo di medici manifesta una mancanza di consapevolezza del quadro legale e professionale in cui sono inseriti.

Queste compagnie aspirano a sfruttare risorse statali per trasformare la medicina in un'attività d'affari incentrata sull'estetica, alterando la funzione convenzionale dei medici. Tale ambizione è in contrasto con la legislazione vigente, che separa nettamente l'estetica dalla pratica medica, suscitando domande sulla sostenibilità e responsabilità di un tale approccio. Inoltre, si pone in contrasto con la comunità scientifica, con le 44.515 imprese estetiche, con gli 80.000 lavoratori impiegati regolarmente e con i più di 12 milioni di clienti che da sempre ricevono trattamenti estetici in strutture legali autorizzate dal sindaco. Queste strutture sono gestite da operatori abilitati dallo Stato, che pagano l'IVA su ciascun servizio offerto.

Sin dal 1975, vi è un tentativo incessante di legittimare l’ossimoro "medicina estetica", nonostante il legislatore nel 1990 abbia stabilito chiaramente per legge che l'estetica non può essere confusa con la medicina, dato che nessun trattamento estetico può avere finalità dirette in linea specifica ed esclusiva di carattere terapeutico, anche se condotto da un medico. Nonostante queste chiare disposizioni legali, questo movimento culturale continua a offrire trattamenti estetici, spesso mascherati ingannevolmente come trattamenti medici, nonostante manchino di qualsiasi finalità terapeutica.

Queste pratiche avvengono in aperto contrasto con la legge sull'estetica, e frequentemente comportano evasione dell'IVA, oltre al frequente mancato rispetto delle autorizzazioni comunali prescritte dalla legislazione. Questa situazione mette in luce una mancanza di rispetto per le regolamentazioni in vigore che non può essere ignorata.

Per più di mezzo secolo, questo ristretto gruppo ha tentato di riformulare la visione dell'estetica attraverso il "framing", una tecnica usata per modellare la percezione del pubblico. Hanno alterato la comprensione dell'estetica, cercando di riconfigurarla come "medicina estetica", confondendo così la linea di demarcazione tra medicina ed estetica.

Una erronea combinazione di "medicina" ed "estetica", un puro ossimoro, ha permeato i media e la società, creando un'interpretazione distorta dell'estetica. Questa confusione ha raggiunto anche alcuni ordini dei medici in Italia che hanno creato elenchi di "medicina estetica", trascurando le leggi riguardanti l'estetica. Una modifica recente al codice deontologico medico ha amplificato questa confusione, unendo impropriamente attività diagnostico-terapeutiche a fini estetici. Questo contrasto necessita di essere rettificato per rispettare la genuina essenza della professione medica e del settore estetico.

La distorsione corrente nel settore estetico, dove i servizi estetici sono presentati come servizi medici, agevola l'evasione fiscale e promuove un'ingiusta competizione, mettendo a svantaggio le aziende che si attengono alle normative. Tale condizione suscita dubbi riguardo la trasparenza fiscale e la giusta competizione. È di vitale importanza confrontare queste problematiche per assicurare un contesto commerciale equilibrato e salvaguardare i diritti dei consumatori, prevenendo la creazione di situazioni di dominio che potrebbero danneggiare l'economia del settore.

È motivo di preoccupazione la violazione delle norme etiche da parte dei cosiddetti medici "estetici" su piattaforme come TikTok e altri mezzi di comunicazione. Tali comportamenti rischiano di ingannare i consumatori, distorcere la competizione nel settore estetico e violare le leggi relative all'estetica e alla pubblicità sanitaria. Questa situazione mette in luce i rischi insiti in una distorsione linguistica. Numerosi verdetti emessi dalle più alte Corti nazionali ed europee hanno sottolineato che l'estetica non ha uno scopo terapeutico, e il Regolamento Europeo 2017/745, nell’Allegato XVI, specifica che gli strumenti usati nei trattamenti estetici non sono classificati come dispositivi medici. È fondamentale rispettare queste leggi per proteggere sia l'integrità del nostro mercato sia la salute pubblica.

La necessità immediata è garantire il rispetto delle normative nel settore estetico, combattere la distorsione del mercato e la concorrenza ingiusta. Un intervento deciso e tempestivo delle istituzioni è richiesto per porre fine a manipolazioni e abusi, assicurare la trasparenza del mercato, prevenire la diffusione di informazioni errate e garantire l'applicazione delle leggi. L'espressione "medicina estetica", oltre a essere un ossimoro privo di base legale o scientifica, rappresenta un uso non autorizzato del concetto di estetica. Si fa appello anche a coloro che sono coinvolti nel campo dell'informazione per evitare l'uso di termini fuorvianti e dannosi come "medicina estetica", un termine errato che sottolinea solo l'ignoranza di chi lo utilizza, a scapito delle imprese regolamentate. È ora di ristabilire l'ordine nel settore dell'estetica.

L'approfondimento: Laureati in medicina, chiedono il corso da estetista, anziché andare in corsia